Costa Concordia: dieci anni fa, Castalia fu tra gli attori che evitò un disastro ambientale di proporzioni immani su una delle coste più preziose del Mediterraneo.

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Nella notte tra il 13 ed il 14 gennaio 2012, si consumava uno dei più gravi incidenti marittimi della storia italiana: il naufragio della nave da crociera Costa Concordia.

Mentre i riflettori erano accesi sui protagonisti della vicenda, sugli atti eroici di alcuni e sulle inefficienze di altri, sulle vittime e sui superstiti, sulle migliaia di storie private che si intrecciavano su quello specchio di mare invernale e andavano a popolare un’isola altrimenti vuota e sonnacchiosa, Castalia intervenne su richiesta del Ministero dell’Ambiente per scongiurare un evento certamente meno tragico della perdita di vite umane, ma altrettanto drammatico per le potenziali conseguenze che quell’incidente avrebbe potuto avere sotto forma di disastro ambientale.

Durante quella notte e nelle successive 24 ore confluirono al Giglio personale di Castalia e 5 navi delle consorziate Labromare, Neri e Marnavi (ECOGIGLIO – Labromare, TITO – Neri, IEVOLECO – Marnavi, TIRRENO – Neri, JERZY – Labromare) per contenere da subito il rischio potenzialmente altissimo di inquinamento da idrocarburi ed il conseguente impatto sulla costa.

Quando erano ancora in corso le operazioni di salvataggio e la ricerca dei dispersi, iniziava un’attività di bonifica e monitoraggio ambientale che per due anni avrebbe accompagnato le varie delicatissime fasi di rimozione del relitto. Mesi di ansie, di condizioni meteo marine complesse che incombevano su quell’immenso relitto che rischiava di spezzarsi ed inabissarsi a 90 metri di profondità: 118mila tonnellate di stazza in equilibrio sugli scogli della Gabbianara.

Uno squarcio di 70 metri, sui 290 di lunghezza totale della nave, che aveva sventrato la sala macchine dalla quale fuoriuscivano liquami tossici, oli e liquidi di sentina. Inoltre c’erano da svuotare oltre 2000 tonnellate di carburante stipati nelle casse.

La lotta contro il tempo in quella occasione è stata supportata dalla capacità progettuale e dalla professionalità di uomini che per la prima volta si confrontavano con un disastro così complesso da gestire. Forse c’è stata anche un po’ di fortuna, ma se la costa ed il mare del Giglio non hanno subito conseguenze drammatiche da un evento catastrofico, lo si deve alla passione e alla capacità di uomini che hanno saputo offrire il meglio delle loro capacità dispiegando immediatamente barriere pneumatiche, assorbenti, skimmer; monitorando quotidianamente le correnti e le condizioni del mare, curando amorevolmente le acque dell’Isola del Giglio, ora dopo ora, mese dopo mese.

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